La città

IL BORGO ANTICO
Otranto deve il suo fascino soprattutto al suo centro storico, che ha resistito alle burrasche del tempo e si presenta oggi come ieri. Vi si accede da “Porta a Terra”, che si apre lungo un bastione d’epoca napoleonica. Una volta entrati nel cuore della cittadina, ci si trova in una piazza triangolare, realizzata nella seconda metà del 1500. Più avanti si erge “Porta Alfonsina”, costruita nel 1481 e dedicata ad Alfonso, duca di Calabria, al quale si deve la liberazione del borgo dai turchi. E’ emozionante camminare sull’antico lastricato fatto di pietre vive. Corso Garibaldi rappresenta l’arteria commerciale del paese. Vi si possono trovare infatti innumerevoli negozietti, aperti fino a tarda sera. Il Corso si conclude in Piazza del Popolo dove si può notare la “Torre dell’orologio”, edificata nel 1799 e impreziosita dallo stemma cittadino. Successivamente, tra localini e bar, si giunge a “Porta a Mare”, attraverso la quale, percorrendo una lunga scalinata in legno, si arriva al porto. Il centro storico di Otranto si snoda attraverso una fitta rete di stradine, è ricco di scorci suggestivi, archi e balconi in stile Barocco, ma anche di altre costruzioni risalenti a varie epoche. Sul mare, poi, si erge il Bastione dei Pelasgi da dove si può scorgere uno splendido panorama del porto. Ai bordi di alcune case, tra le suggestive viuzze, si possono scorgere delle grosse palle di granito, catapultate dalle bombarde saracene nel 1480. Giacciono lì da tempo immemore quasi a ricordarci la tragedia che colpì gli otrantini. Nel periodo estivo l’intera area in questione è interdetta agli autoveicoli e ai ciclomotori.

IL CASTELLO ARAGONESE
Sorto su una preesistente costruzione, risalente al periodo federiciano, il castello fu realizzato tra il 1485 e il 1498 dagli Aragonesi di Napoli. A pianta pentagonale e irregolare, è dotato di un fossato che si estende per tutto il perimetro. Dotato di tre torri cilindriche (Alfonsina, Ippolita e Duchesca) e di un bastione a lancia, soprannominato “Punta di diamante”, realizzato nel 1578.
Sul portale d’accesso campeggia lo stemma di Carlo V d’Asburgo. All’interno il castello presenta una piazzetta d’ingresso ed un ballatoio superiore nel suo perimetro. Le sale supeiori hanno lo scopo di disorientare il nemico, le sale circolari delle torri presentano finestre con bocche di fuoco. Di particolare interesse all’interno della struttura è la sala triangolare, con pietre disposte a spina di pesce. Le sle inferiori alla piazzetta sono ricche di scorciatoie, sotterranei e vie di fuga.
Le antiche mura della città, intervallate dalle torri, insieme al castello, racchiudono come uno scrigno prezioso l’antico borgo.
Oggi, nella struttura del castello, si svolgono mostre ed eventi di vario genere. Alcuni giovani volontari offrono un servizio di visite guidate al castello.
Una curiosità: il castello aragonese di Otranto ha ispirato il primo romanzo gotico della storia, scritto nel 1764 da Horace Walpole (titolo originale The Castle of Otranto). L’opera diede avvio al genere letterario poi diffusosi tra il tardo Settecento e l’inizio del Novecento.

LA CATTEDRALE
Costruita tra il 1080 e il 1088, negli anni in cui la città di Otranto era nel pieno del suo splendore. Concepita per essere la chiesa più autorevole di tutta la Puglia, con i suoi 54m di lunghezza e 25m di larghezza, si erge nel punto più alto dell’antico borgo. Fu edificata sui resti di una domus romana, di un villaggio messapico e di un tempio paleocristiano.
Sulla facciata spiccano il portale barocco ed un rosone rinascimentale a 16 raggi.
All’interno, il soffitto della navata centrale è a cassettoni in legno dorato e risale al 1698. La pianta è a croce latina; 42 colonne monolitiche, in marmo e granito, tutte di riporto, la dividono in tre navate.
L’elemento che più di tutti rende unica la cattedrale di Otranto è lo splendido mosaico pavimentale, commissionato nel 1163 dall’arcivescovo Gionata ed eseguito dal monaco Pantaleone, della vicina Abbazia di Casole. Il mosaico, che si estende per 16m, coprendo interamente il pavimento, è stato realizzato con tessere policrome di calcare locale molto duro.
L’opera rappresenta, nella navata centrale, l’Albero della vita, che simboleggia il dramma dell’uomo nella lotta tra il bene e il male, tra la virtù e il vizio. Sui suoi rami si alternano personaggi di ogni tipo: biblici, mitologici, storici, animali, creature mostruose. Si possono individuare: Re Artù, Caino e Abele, i mesi e lo zodiaco, la Torre di Babele, Alessandro Magno e altri ancora…
Nella navate di destra e sinistra si ripropongono altri due alberi, rispettivamente “della “Redenzione e “del Giudizio universale”.
Nella navata di destra si conservano, in sette grandi armadi a muro, le ossa degli 800 Martiri sgozzati dai Turchi nel 1480 per non aver voluto rinnegare la fede cristiana. Dietro l’altare della cappella è posto anche il sasso utilizzato per la loro decapitazione.
Un altro ambiente di grande valore storico e artistico è quello della cripta. Non si conosce con precisione la data in cui fu realizzata, si presume in epoca romana. 72 colonne sostengono la volta e presentano materiali diversi: marmo grezzo e levigato, porfido, gres, breccia orientale e altri ancora. Anche i capitelli presentano stili e materiali diversi. Alcune pareti conservano ancora tracce di affreschi e lastre marmoree.

BASILICA DI SAN PIETRO
E’ la chiesa più antica di Otranto, risale all’VIII secolo e rappresenta l’espressione più alta e viva dell’arte bizantina in Puglia. E’ situata nel cuore del centro storico cittadino. Ha pianta a croce greca inserita in un quadrato; si notano all’interno 8 colonne, di cui quattro libere e quattro semincastrate. Ciò che, più di tutto, attira l’attenzione del visitatore sono gli affreschi che raffigurano scene bibliche: l’Ultima cena, la Lavanda dei piedi e il Battesimo di Cristo.

CAPPELLA DELLA MADONNA DELL’ALTOMARE
La cappella dello Spirito Santo, comunemente detta Madonna dell’Altomare, si trova arroccata su un’altura che degrada direttamente nel mare. La sua storia è poco conosciuta. Abbattuta dalle incursioni saracene, fu riportata al suo antico splendore solo nel 1744. Nel dopoguerra, a spese dei pescatori otrantini e del Comando locale della Marina, fu sottoposta a lavori di restauro e resa ancora più graziosa.
SANTUARIO DI S.MARIA DEI MARTIRI
ll santuario, situato in una zona periferica a sud di otranto, fu eretto in cima all’altura dove, nel 1480, furono decapitati gli 800 martiri. Si suppone che in questo sito ci fosse, in epoca precristiana, un tempio dedicato alla dea Minerva, per tale motivo questa zona viene ancora oggi chiamata “Colle della Minerva”. Dopo il tragico eccidio, il duca Alfonso di Calabria fece costruire questa chiesa, alla quale si accede dopo una lunga scalinata fiancheggiata da due pilastri, i quali arrecano due epigrafi di marmo che ricordano ai visitatori il tragico evento. Man mano che si sale, sulla destra, si nota una piccola cappella dove, originariamente, si trovava il sasso sul quale avvenne la decapitazione, oggi collocato in Cattedrale. Sulla sinistra, invece, vi è una colonna che ci rammenta la morte, per impalatura, del carnefice turco Berlabei, che fu ucciso dopo essersi convertito al Cristianesimo. L’attuale santuario barocco, costruito nel 1614 dove sorgeva l’antica chiesa dei Martiri, è dedicato a S. Francesco da Paola, protettore di Otranto insieme ai Beati Martiri. Entrati nel santuario, sulla sinistra, risalta un’epigrafe su lapide marmorea, voluta nel 1880 dall’archeologo Luigi De Simone ove si descrive tutto l’iter di quegli accadimenti. Lungo le pareti della chiesa vi sono, inoltre, alcune tavole marmoree recanti i nomi di alcuni Martiri. L’altare maggiore è stato realizzato in pietra leccese e sempre in stile barocco. In alto, si può ammirare una grande tela di Zoppo riproducente la “Presa di Otranto”.
CHIESA DELLA VERGINE DEGLI ABISSI
Da visitare, seppur piccolissima, è anche la chiesa della Vergine degli Abissi, dove tutte le decorazioni richiamano alla tradizione marittima: il pavimento, a mosaico, è decorato al centro con una stella di tradizione marinara, circondata da nodi Savoia o ad otto. Tutti gli arredi, l’illuminazione, richiamano ai temi del mare: dal cavalluccio marino, al delfino, all’ancora alla conchiglia, quest’ultima che riunisce una doppia simbologia: legata al mare da una parte, legata all’iconologia della perfezione dall’altra. Quest’ultima iconologia sarà riscontrabile in opere ed artisti noti: da Piero della Francesca a Salvador Dalì.

CRITPE E CHIESE RUPESTRI
Nel territorio di Otranto ricadono numerose testimonianze di cripte bizantine e di chiese rupestri e rurali. Le cripte, tutte databili intorno all’anno mille, sono disseminate lungo la Valle delle Memorie e lungo laValle dell’Idro: San Nicola del Padreterno, Sant’Angelo e San Giovanni ( quest’ultima con annesse catacombe). Nella parte più meridionale del territorio otrantino, invece, al confine con i comuni di Santa Cesarea Terme e Uggiano la Chiesa, sorge una caratteristica chiesa rurale della fine del 1600. La chiesa a volta lunettata è dedicata alla Madonna della Serra e presenta tracce di affreschi. Incantevole è la cripta di San Salvatore a Giurdignano.

VALLE DELLE MEMORIE e IPOGEO DI TORRE PINTA
Nella periferia meridionale di Otranto, nei pressi della masseria di Torre Pinta, si trova la cosiddetta “Valle delle Memorie”, ricca di ulivi secolari e insediamenti rupestri.
Si trovano qui piccole caverne, raggruppate o isolate, di varia tipologia: alcune hanno l’aspetto preistorico, altre sono a pianta circolare con più vani. Questo complesso rupestre è uno dei più suggestivi del Salento.
Su una collina, nella Valle delle Memorie, si erge anche una torre circolare che sovrasta il paesaggio circostante. E’ Torre Pinta, edificata nel Medioevo, subendo diversi rifacimenti, fino ad essere utilizzata, nel XVI secolo, come torre colombaia, per l’allevamento di piccioni viaggiatori, al servizio del comando militare borbonico del presidio di Terra d’Otranto. La torre nasconde nelle fondamenta una struttura più grande e molto più antica, potrebbe trattarsi di un ambiente precristiano adibito a culto funerario, trasformato in luogo liturgico dalle primitive comunità cristiane, forse in età costantiniana. Al suo interno si snoda un corridoio lungo 33m, sulle cui pareti si collocano cinque file di piccole nicchie, destinate forse ad ospitare urne cinerarie, ed un lungo sedile di pietra utilizzato per deporre i defunti seduti, secondo l’usanza messapica. In effetti, ad oggi, l’origine messapica di tale struttura costituisce l’ipotesi più accreditata.
Il sito è di proprietà privata, ma chiedendo il permesso si può visitare.

CAVA DI BAUXITE
A sud-est di Otranto, alle spalle della Baia delle Orte, si trova un altro sito di interesse paesaggistico. E’ la cava di bauxite, oggi dismessa e molto attiva negli anni a cavallo tra il 1960 e il 1976. A causa di una sottile falda freatica si è creato un laghetto color verde smeraldo, di circa 100 metri di diametro e pochi metri di profondità, oggi popolato principalmente da rane e girini. La bauxite, ricca di allumina, veniva lavorata per ricavarne lega metallica. Il colore rosso della terra arsa dal minerale ferroso e il colore smeraldo delle acque del laghetto compongono un surreale scenario (quasi marziano o dantesco, secondo la definizione di alcuni), che si staglia prepotentemente nel paesaggio, in netto contrasto con la vegetazione circostante, con il cielo e il mare.

TORRE DEL SERPE
Questa torre si alza sulla vicina scogliera, a sud della città. Si ritiene edificata in epoca romana come faro ad olio per i navigli in transito sul mare adriatico. Da sempre considerata il simbolo di Otranto, compare sullo stemma cittadino. Tale torre non va confusa con le numerose, e ancora visibili, torri di avvistamento, costruite in epoca successiva e di forma differente (non cilindrica e con base poderosa, come invece Torre del Serpe). Le varie torri sorsero, infatti, per l’avvistamento e la segnalazione di attacchi pirateschi e, a differenza di Torre del Serpe, furono disposte tutte lungo gli orli marini, in modo che fossero visibili tra loro, per un immediato e vicendevole allarme. Il nome Torre del Serpe è legato ad un’antica leggenda che racconta di un serpente che ogni notte saliva dalla scogliera per bere l’olio che teneva accesa la lanterna del faro (probabile personificazione del vento che qui spira molto forte). Secondo un’altra leggenda, poi, i saraceni si sarebbero diretti ad assaltare Otranto, già prima del tragico evento del 1480, ma anche in quell’occasione il serpente bevve l’olio spegnendo il faro, ed i pirati, senza punti di riferimento, passarono oltre, attaccando la vicina Brindisi.

ABBAZIA DI SAN NICOLA DI CASOLE
Le rovine di quest’antica abbazia si trovano nei dintorni di Otranto, a circa un km e mezzo dal suo centro. Vi si arriva percorrendo la litoranea per S.M. di Leuca, superando l’incrocio che conduce al porto e dopo 500 m imboccando un viale alberato che conduce ai ruderi.
L’abbazia, dedicata a San Nicola, venne edificata sul finire dell’anno 1100, per volere del crociato normanno BoemondoI (figlio di Roberto il Guiscardo), che donò il casale ad un gruppo di monaci Basiliani, sovvenzionandone la costruzione.
I resti mostrano quello che fu un grandioso monumento, un centro culturale preziosissimo per la diffusione delle lettere greche in occidente, durante tutto il Medioevo e fino alle soglie del Rinascimento.
Al suo interno, i compiti dei monaci erano suddivisi tra la preghiera, lo studio e l’insegnamento. Molto importante era la biblioteca del monastero, che conteneva una ricca raccolta di codici e molte centinaia di volumi, non tutti andati perduti. La biblioteca non era soltanto al servizio del convento, ma era anche aperta al pubblico. Vi erano, altresì, uno Scriptorium, per la copiatura dei testi classici e un Didaskaleion, dove si insegnava la cultura greca. A Casole poteva recarsi chiunque volesse essere erudito, ottenendo gratis la maggior parte del vitto, il maestro ed una stanza. Una vera e propria Università, dunque, la prima vera scuola pubblica di Terra d’otranto, ed anche importante punto di passaggio dei pellegrini che si recavano in Terra Santa.
Qui il discorso religioso conviveva con quello filosofico, le antiche cosmologia, gnoseologia ed etica greche si coniugavano con le ansie e le preoccupazioni religiose dell’epoca. Si è detto che l’abbazia otrantina svolse la funzione di officina d’istruzione così a lungo da consentire di parlare di un vero e proprio “Umanesimo greco” in Terra d’Otranto, una scuola in cui le lettere greche erano al centro di ogni programma di studio ed insegnamento, in un clima di riconoscimento pieno dei valori universali ed eterni della civiltà greca classica.
Nel XIII sec. Casole arrivò ad essere il monastero più importante di tutto il Meridione, da esso dipendevano numerose chiese ed ebbe grande notorietà anche presso la sede pontificia, che in più di un’occasione utilizzò le personalità di spicco del convento per missioni a Costantinopoli.
Furono diversi, inoltre, i monaci casolani chiamati a dirigere altri monasteri sparsi per l’Italia.
Casole fu distrutta dall’attacco turco del 1480, solo una piccola parte dei volumi contenuti nella sua biblioteca si è salvata ed è oggi sparsa tra i più importanti musei e biblioteche d’Europa.
Negli anni successivi all’assedio si diede il via alla sua ricostruzione, ma fu di fatto ricostruita solo la Chiesa, che nel 1800 fu completamente abbandonata.
Dell’abbazia rimangono oggi poche pietre: alcune colonne multiple che sostenevano un grandioso arco, un pozzo che era il centro dell’antico chiostro, alcuni ambienti con volte a crociera e frammenti di affreschi.

FARO DELLA PALASCIA
Il faro di Capo d’Otranto, detto della Palascia, ha ormai quasi un secolo. Situato poco fuori Otranto, lungo la litoranea che conduce a Santa Cesarea, dove la penisola raggiunge il suo estremo punto orientale. Secondo i geografi il Mar Adriatico termina proprio in questo punto e qui iniziano le acque dello Ionio. Le coste balcaniche non distano più di 70km e nelle fresche giornate di tramontana, o alle prime luci dell’alba, non è difficile ammirare i Monti Cerauni o le isole greche di Corfù e Saseno. La struttura consta di due piani che erano abitati dalle famiglie dei due guardiani del faro. E’ stato utilizzato fino agli anni settanta, poi abbandonato, ma suscita sempre un certo fascino. Posto, infatti, tra Punta Facì, a Nord, e la Baia di S. Emiliano con la sua torre e l’isolotto, a Sud, si trova nella zona più incontaminata di Otranto.