La storia
La preistoria
Da numerosi scavi archeologici è emerso che i primi insediamenti umani, nella zona di Otranto, risalirebbero al Paleolitico, certamente al Neolitico. Le alture calcaree otrantine avrebbero ospitato capanne costruite utilizzando pali impiantati nella roccia e rivestite di rami e fronde.
Nel 1970 è stata scoperta la Grotta dei Cervi, poco a sud di Otranto, che conserva tracce della civiltà neolitica e che rappresenta la più importante realtà di arte preistorica sul territorio italiano.
Nell’età del ferro, l’area fu occupata dai Messapi, di cui sono state scoperte le mura ed una porta della città. Per i Messapi Otranto costituiva lo scalo sul mare adriatico di alcuni centri messapici della zona, come Vaste e Muro, scalo che era fondamentale per gli scambi commerciali.
I Greci
Conquistata dai Greci, la città di Otranto delineò la sua struttura urbana, assumendo tutte le caratteristiche della polis greca. La cultura greca coinvolse gli otrantini, negli usi e costumi e nella lingua. Ancora oggi, alcune parole dialettali derivano direttamente da vocaboli del greco antico.
I Romani
Sotto il dominio romano, Otranto divenne una delle città marinare più importanti della Puglia.
Molto fiorente era il lavoro mercantile e di artigianato locale, soprattutto nella lavorazione della porpora e dei tessuti.
Era presente qui una comunità ebraica, e ciò testimonia la grande importanza commerciale della città.
Già in epoca romana esisteva una complessa rete viaria, che collegava Otranto con il resto del Salento e della Puglia. I romani la rinforzarono, introducendola nelle loro arterie di comunicazione.
Nel 162 a.C., la città iniziò a battere moneta e venne quindi aperta una zecca che rimase attiva fino al II sec. d.C.
Il suo porto divenne sempre più importante, surclassando persino quello di Brindisi. Ciò le fece assumere il ruolo di “ponte fra Oriente e Occidente”.
Dai Bizantini agli Aragonesi
Otranto fu centro bizantino e gotico, poi normanno, svevo, angioino e aragonese.
Sul finire del VI sec. fu dotata di nuove e più salde fortificazioni, al fine di proteggersi da eventuali attacchi barbarici.
Sotto il dominio di Bisanzio, la città raggiunse il suo massimo splendore e prestigio. I bizantini apportarono notevoli migliorie e la arricchirono con la loro arte e la loro cultura.
A pochi km dall’abitato si trovava l’abbazia di San Nicola di Casole (costruita nell’ XI sec.), che divenne il cuore del monachesimo italo-greco in Puglia e fu considerata una delle realtà culturali più importanti del Medioevo cristiano. Qui, i monaci basiliani avevano costituito la più ricca biblioteca dell’occidente allora conosciuto. Fu proprio uno di essi (il monaco Pantaleone) a realizzare il monumentale mosaico pavimentale (il più grande in Europa) che si può ammirare nella Cattedrale.
I normanni portarono nella cittadina una nuova dimensione, proiettata verso lo nascente società dei Comuni e diedero estrema importanza al vescovo della città.
Nel 1088, dopo lunghi anni di lavori, fu consacrata la Cattedrale, nella cui piazza si concentrava la vita del paese.
In quegli anni, lo scalo otrantino ospitò spesso i cavalieri cristiani che combattevano nelle Crociate. Nella splendida Cattedrale venne impartita, nel 1095, la benedizione ai 12000 crociati che, al comando del principe Boemondo I d’Altavilla, partivano per liberare e proteggere il Santo Sepolcro.
Nella metà del 1400, in piena età aragonese, otranto era uno dei centri più popolosi del Salento; era una cittadina in piena evoluzione demografica ed economica, un centro culturale floridissimo, grazie anche al continuo apporto del monastero di Casole.
Nell’estate del 1480, la città subì una terribile incursione da parte dei Saraceni: 18000 Ottomani, con una flotta di 150 galee, si mossero verso la cittadina, con l’intenzione di saccheggiarla e conquistarla. Dopo un’estenuante resistenza da parte degli otrantini che non volevano arrendersi, i Turchi si impossessarono del borgo, commettendo ogni sorta di crudeltà. 800 uomini coraggiosi, dopo aver rifiutato la conversione all’Islam, furono decapitati sul Colle della Minerva. Ancora oggi è in atto il processo della Chiesa per la loro santificazione.
Il periodo dal Seicento all’Ottocento.
A partire dalla seconda metà del 1600, Otranto subì un’involuzione, stremata com’era, prima dall’incursione turca, poi dalla foga della ricostruzione. Molti abitanti, spaventati dalla continue incursioni, decisero di trasferirsi in luoghi più sicuri dell’entroterra salentino.
Fu così che la città perse quel posto primario che occupava in Puglia e nel Salento.
Molti terreni della zona circostante furono abbandonati e ciò causò la formazione di paludi, dove il rischio di contrarre la malaria si fece sempre più alto.
Il primo progetto di risanamento della zona paludosa fu stilato nel 1868. Si realizzarono importanti opere di bonifica, per circa 23000 ettari e le paludi lasciarono spazio a terreni coltivabili.
Nel periodo napoleonico, la cittadina divenne Ducato del Regno di Napoli e si verificò una forte ripresa economica e demografica. Le fortificazioni otrantine furono soggette ad una totale trasformazione e molti beni urbanistici finirono nelle mani del demanio.
Il Novecento
Nel 1900, con il risanamento delle zone limitrofe, si posero le basi della colonizzazione per appoderamento, con la conseguente stabilizzazione in loco della popolazione contadina.
La trasformazione del paesaggio fu netta: si crearono impianti irrigui e nuove vie, dotando l’area di una spiccata disposizione al turismo.
Otranto oggi
Oggi l’amministrazione comunale e gli operatori turistici si sono prodigati affinché la cittadina arrivasse ad una svolta importante. Gli otrantini si sono attrezzati per accogliere i visitatori nel miglior modo possibile.